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CHIAMATA DALL'OCEANO (parte2)

  • Immagine del redattore: Nicola Terenzi
    Nicola Terenzi
  • 6 set
  • Tempo di lettura: 5 min

LATITUDINE 26°08’ N, LONGITUDINE 018°01’ W, ORE 22.00

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Sono andati tutti a dormire, stiamo ancora navigando vela–motore, il vento è calato a 5 nodi e fuori non si distingue il mare dal cielo: uno scuro infinito, spezzato dal rumore inquietante della randa che continua a sbattere tra le raffiche irregolari della notte. C’è una barca a vela in lontananza, a circa 5 miglia: si vede appena la sua luce di via di poppa, un puntino bianco nella notte. Potrebbe sembrare una stella. Lo strumento AIS ci indica che è uno scafo di 18 metri che sta navigando a 5 nodi verso Sud-Ovest. Forse sta andando verso Cape Town... o sta solo cercando il vento.

Questa sera mi sono svegliato prima del turno con la cena pronta: la nostra compagna di viaggio aveva preparato i tacos, molto apprezzati, soprattutto come valida alternativa a pasta e riso. Il mio compagno di cabina, francese come le altre due ragazze, legge un libro che mi sono accorto solo oggi è in italiano.

Mi stanno simpatici questi ragazzi. Non li vedo mai sul telefono, neanche quando eravamo in porto con il Wi-Fi. Non li ho mai visti nemmeno scattare una foto. È inconcepibile che questa cosa mi debba sembrare strana, e mi fa realizzare quanto sono nauseato dal mondo degli smartphone. Qua fortunatamente accendiamo Starlink giusto mezz’ora al giorno, per questioni lavorative e per le previsioni. Niente da dire, utilissimo… ma la disconnessione forzata non ha prezzo.

Ci pensate mai a cosa siete più connessi mediamente nella vostra giornata? A quello che vi circonda in questo preciso istante, o al “5G” con tutti gli input del caso?

Qua, per forza di cose, il mare ci circonda e difficilmente passa indifferente, rendendo il presente il momento più importante. Non si possono fare errori, l’attenzione è sempre sul presente, tutto può cambiare da un momento all’altro, senza che te lo aspetti. È come se fosse un ripasso di come si deve vivere veramente, un corso approfondito.

Oggi mi sono rotto un dente tirando il filo da pesca per chiudere un nodo, e pensare che ogni volta che lo faccio mi viene in mente un mio amico che mi riprende sempre per questa cosa. Non ci ho mai dato peso, ma oggi devo dire che mi sono preoccupato veramente. Immaginate: in mezzo al mare, senza un dentista a portata di mano, non avrei mai voluto far dirottare il viaggio su Capo Verde solo per un mal di denti, ma il pensiero di resistere 20 giorni con un dolore imprevedibile non era allettante. Fortunatamente è stato solo un bel pezzo di otturazione: diciamo che adesso sono con mezzo dente, ma dovrebbe tenere. Speriamo… anche perché dopo Capo Verde, l’idea del dentista è molto remota.

Oggi non volevo andare a dormire per vedere il tramonto, ma alla fine ho desistito. Con quella luce rilassante mi sono steso in cabina a leggere e ho riposato un pochino. Alla fine qualsiasi turno è buono, questa sera, dall’oscurità totale sono uscite le stelle, bellissime, e la luna arancione: un cinema.

Oggi pomeriggio invece mi sono fatto il watch completamente da solo, e mi sono venuti a trovare i delfini. Sono stati intorno alla barca per una ventina di minuti, saltando e giocando tra gli scafi. Mi veniva quasi da toccarli, è stato emozionante, non li avevo mai visti così attivi in mare aperto.

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19/1, ORE 16.00 UTC

Rotta verso Ovest, abbiamo deciso di non scendere verso Capo Verde per prendere gli alisei, ma proseguiremo dritti verso le BVI (British Virgin Island).

In base alle previsioni, dovremmo riuscire a sfruttare i venti da nord-ovest della grossa depressione vicina a noi… speriamo non troppo! Per domani pomeriggio dovremmo essere abbastanza vicini da capirne l’intensità. Alla peggio tiriamo dritto verso sud a motore – il diesel non ci manca. L’oceano comincia a farsi vedere con qualche barra (onda) gigante che ci passa sotto ogni tanto.

Giornata proprio estiva: sole caldo e poco vento, tipica calma prima della tempesta. Abbiamo finalmente pescato il primo pesce: una lampuga da un kg circa. Meglio di niente!

Il mare è liscio, l’onda molto lunga e il sole comincia a battere forte.

Oggi abbiamo fatto anche la prima doccia: mi è sembrato un lusso.

Doccia salata e risciacquo veloce con la bottiglia di acqua dolce.

A pranzo invece ci siamo fermati a far riposare i motori e, vista la giornata tranquilla, abbiamo fatto il nostro bagno nell’oceano, con 2000 metri di profondità. Una bella sensazione, si sentiva proprio l’energia, l'acqua aveva un sapore forte.

Pranzetto con pizza preparata dallo skipper e lampuga: si riparte.

Mi sono addormentato un’oretta prima del mio turno watch e mi sono risvegliato abbastanza distrutto. La stanchezza da barca comincia già a farsi sentire e siamo solo al terzo giorno.

Oggi Internet non ha funzionato, quindi niente comunicazioni con casa.

Ormai siamo in mare aperto.

Devo dire che un po’ di pensiero per domani ce l’ho, soprattutto quando vedo arrivare queste montagne d’acqua che sagomano l’orizzonte.

La cosa che mi dà meno sicurezza è il fatto di essere su un catamarano, che quindi non ha la stessa navigabilità di una barca a vela monoscafo. Staremo a vedere.

Questo tipo di attraversata è nota per essere tra le più facili, per via delle condizioni favorevoli, del clima mite e della rotta lineare con vento al lasco.Tuttavia, la scelta che abbiamo fatto noi – di stare più a nord e sfruttare i venti della depressione – è meno comune.


DIMENSIONE BARCA


In barca, dopo un pò , ci si trova in un’altra dimensione. La frenesia di tutti i giorni è sparita e, a pensarci, fa strano riflettere su come viviamo giornate piene di cose da fare. Qui tutto ruota intorno alla barca: si mangia, si dorme, si vedono le stelle, la luna, i tramonti e le albe. Si fissa il mare, il suo continuo mutarsi e le nuvole che riflettono.

Il focus principale rimane sulla massima efficienza della barca: consumi, velocità, posizione, stato delle vele, dei motori sempre monitorato. Nonostante i turni che sballano completamente gli orari del sonno, per il momento abbiamo ancora il ritmo regolare del pranzo e della cena, sempre agli stessi orari circa.

È incredibile quanto energia perdi a stare fuori coperta. Ho cominciato a rientrare in cabina anche senza dormire, solo per passare del tempo riparato, riposandomi magari leggendo un libro. Quel momento è la mia unica zona di comfort.

Ogni mattina c’è da pulire, riempire le bottiglie d’acqua che usiamo quotidianamente e svuotare 3 taniche di diesel da 20 litri nel serbatoio principale. Domani mattina, visto che ci stiamo avvicinando a condizioni un po’ più impegnative, faremo anche un safety check per vedere se siamo tutti pronti in caso di emergenza.

Questa sera ho il turno fino a mezzanotte, e di nuovo all'alba, dalle 6 alle 8 del mattino. Con il briefing alle 10, non dormirò tanto. Sono turni fattibilissimi, anche se una dormita lunga non mi dispiacerebbe.

Questa mattina faccio proprio fatica a tenere gli occhi aperti, non vedo l’ora di tornare a letto. Poi non mi capacito di come possa avere ancora freddo, completamente vestito come se fosse inverno pieno ma quel venticello costante e fresco mi penetra tra i vestiti facendoli sentire inutili.

Finalmente è entrato il vento, o meglio, abbiamo raggiunto il confine della depressione.

Sfruttandone la coda prendiamo il vento che, al momento, è completamente in faccia.

Stiamo navigando di bolina stretta da oggi pomeriggio con onda di prua, in cabina si fa fatica a stare in piedi, e sul letto si salta. Questa notte vedremo come fare.

Aspettiamo con ansia, come da previsioni, che il vento ruoti piano piano di 90 gradi, così da metterci nella direzione giusta. Ci vorrà un giorno probabilmente per la rotazione completa.

Ho iniziato a leggere il mio libro sulle vendite, avevo paura che non mi piacesse e l’ho portato apposta perché volevo comunque leggerlo. In barca non avrei avuto scelta.

Contro le aspettative mi ha preso parecchio e penso che lo finirò a breve!

Fra mezz’ora finisco il turno e ho intenzione di cucinare, vedremo se ci riuscirò: si balla parecchio e senza luce si vede pochissimo.

 
 
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