CHIAMATA DALL'OCEANO (parte 5)
- Nicola Terenzi

- 27 set
- Tempo di lettura: 5 min
ORE 4.00 LATITUDINE 22°28’ , LONGITUDINE 33°10’ W
Mi sono svegliato nel cuore della notte dopo una serie di sogni agitati. Il continuo muoversi della barca, il caldo e il freddo alternati fuori dal sacco a pelo rendono difficile dormire. Qui sogniamo tutti molto, forse perché abbiamo rallentato i ritmi o magari perché non usiamo il telefono. È una cosa che fa riflettere. Questa notte, però, i sogni non sono stati piacevoli: mi sono svegliato agitato, tornando a pensare alla manovra e all’agitazione dello skipper, chiedendomi come poter risolvere questa tensione.
Mi sono riaddormentato poco prima del turno e, forse inconsciamente, ho spento la sveglia. È stata la mia compagna a venirmi a svegliare, visto che non arrivavo. La barca continua a scorrere, vento tra i 15 e i 25 nodi, velocità media 6,5 nodi. Ho un leggero mal di testa. Qualche ora fa, l’AIS ha segnalato a un miglio di distanza… un kayak. Sì, incredibile: non pensavo ci fosse anche chi attraversa l’oceano in canoa. A quanto pare è una competizione.
È sorprendente come, appena chiudo gli occhi in cabina, se la barca non sbatte troppo, per un attimo dimentichi di essere in mare. I rumori sembrano quelli del vicino di casa che apre un rubinetto o tira lo sciacquone. Poi arriva una botta più forte e, di colpo, ti ricordi dove sei: rotta 280°.
Il mare sembra più ordinato e la navigazione sta diventando più piacevole, anche se aspettiamo ancora quelle belle giornate da trascorrere sul trampolino a prua.
Come le onde, anche l’umore va su e giù.
Oggi mi sono riposato un po’ e mi sento meglio. Stamattina ero giù, complice il cielo nuvoloso e il tempo che rende impraticabile stare all’esterno.
Ho fatto una “lavatrice” con un secchio e acqua salata, poi ho risciacquato con un litro d’acqua dolce della barca.
Mi sono messo a studiare un po’ il Garmin: 250 pagine di istruzioni non sono il massimo per la motivazione, ma con buon senso si riesce a filtrare ciò che davvero serve.

Fra 20 ore saremo esattamente a metà viaggio. Fra qualche giorno potremo iniziare a risparmiare meno su acqua, cibo e diesel, senza però abbassare la guardia: in 1.500 miglia può succedere di tutto!
Buongiorno, ore 5:45. Vento dritto da est, abbiamo strambato. Siamo costretti a scendere verso sud per uno o due giorni, modificando la rotta per prendere più vento e soprattutto prenderlo al lasco. Non riusciamo a tangonare il piccolo genoa e, con la randa limitata dalle crocette quarterate, non siamo efficienti al gran lasco: non superiamo i 5,5 nodi.
Una balenottera ci segue, arrivata vicinissima alla barca per salutarci. Speriamo che non decida di giocare troppo vicino. Ho un picco di energia: avrei voglia di fare una corsa o un po’ di sport. Ho ascoltato musica e mi ha messo incredibilmente di buon umore: il potere della musica è sorprendente.
A bordo abbiamo un piccolo peluche di elefante con un bigliettino: “Portami in attraversata e leggi le mie storie”. Le ragazze l’hanno trovato in una lavanderia a Lanzarote. Al posto delle batterie, nella sua tasca, ci sono decine di bigliettini con storie scritte a mano, alcune datate 2022. Questo elefantino naviga in giro per il mondo da un po’… mi piace pensare che ci porterà fortuna.
Questo Fountaine Pajot 42 naviga bene. Abbiamo tre winch, di cui uno elettrico, e la postazione di guida è ben collegata alla zona giorno. Apprezzo molto il pilota automatico Garmin che, oltre a seguire una rotta, può mantenere costante un angolo rispetto al vento: comodissimo, più stabile e sicuro, evitando strambate involontarie. Certo, se il vento gira, cambia anche la rotta… ma fa parte del gioco.
Sole, orizzonte infinito e vento che graffia l’acqua a perdita d’occhio, un po’ di musica in sottofondo… e si vola! Oggi abbiamo escogitato una doccia nel vano porta-ancora, vuoto e perfetto per lavarsi con acqua di mare al riparo dal vento e da occhi indiscreti.
Comincia a fare caldo in cabina di giorno e l’umidità è aumentata: si sente che abbiamo superato la metà strada. Giornata di crêpes con Nutella, marmellata, zucchero e limone… e chi più ne ha, più ne metta. Inizio a sentirmi come dentro un reality: fuori il mare scorre sempre uguale e, senza GPS, sembrerebbe di essere fermi, come su un tapis roulant.
Ho terminato il mio primo libro sulle vendite e ora mi dedico allo studio di alcune brochure che ho portato: il tempo libero non manca. Tutto regolare: ore 17:32, l’aliseo soffia costante sui 15-25 nodi. Oggi abbiamo superato un altro meridiano ed è cambiata l’ora. L’aria è più umida, i vestiti appiccicano anche di giorno. I tramonti hanno un’aria tropicale e le stelle iniziano a dominare la notte.
Oggi ha piovuto e ora, tra nuvole, luci soffuse e stelle, il crepuscolo è mistico. Di sera mi sembra di sentire, in lontananza, il suono dei grilli, come fossi vicino a una pineta… impossibile, certo. Sarà la mia mente, ipnotizzata dal silenzio e dallo sciabordio delle onde sulle fiancate.
Sveglia alle 3:30, mezz’ora prima del mio turno. Vento sui 30 nodi: bisogna ridurre la randa. Una ragazza della crew sbaglia a mollare la drizza e lo skipper urla talmente forte che non si capisce più cosa dice. In cinque minuti sistemiamo tutto e riprendiamo la rotta. È sembrato un brutto sogno.
Mancano 1.000 miglia: inizio ad assaporare l’arrivo. Il caldo è più intenso e poter fare una doccia senza rischiare la polmonite cambia tutto. Ora siamo a 650 miglia dalle Isole Vergini. Motori accesi da due giorni, randa chiusa e genoa aperto, navighiamo al gran lasco con vento sui 15 nodi. Lo skipper non vuole stressare le vele: è pur sempre una consegna.
Ci siamo abituati alla routine: turni, doccia nel vano ancora, pasti, merende. Qui il mondo è delimitato dallo scafo, un piccolo ecosistema perfetto che ci tiene a galla. Anche i rapporti con lo skipper sono migliorati, grazie alla nostra crescente coordinazione nelle manovre: spesso riusciamo ad anticipare o prevedere i suoi ordini.
Ogni tanto aggiungo un tassello alla mia esperienza: una cima messa a “otto”, un consiglio sulla terzarola, un’osservazione sulla rotta, la gestione dei problemi al motore. Mi sento più sicuro: con un po’ di organizzazione, credo di poter ripetere questa traversata anche come skipper principale. Quando ci si sente sicuri, il successo è già a metà strada.
Un acquazzone notturno ha lavato via il sale dalla barca. Le stelle tornano a brillare e il cielo notturno è uno spettacolo: incredibile quanti satelliti si vedano muovere lassù.
Ieri ho pescato una Lampuga da 6 kg: ne avremo per due bei pranzi e una ceviche che preparerò l’ultimo giorno con una parte congelata, per sicurezza.
Ultime 48 ore prima di vedere terra. Il tempo sembra fermo, come il vento. Il ronzio dei motori accompagna giorno e notte. Il conta ore segna già 500, presto la barca sarà consegnata al proprietario.
Nella dispensa c’è ancora molto cibo: non mi dispiacerebbe fare un po’ di digiuno, ma con tutto il tempo a disposizione e l’ambiente ridotto è difficile resistere alla tentazione.





