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CHIAMATA DALL'OCEANO (parte 4)

  • Immagine del redattore: Nicola Terenzi
    Nicola Terenzi
  • 20 set
  • Tempo di lettura: 4 min

SENSAZIONE DELLA GIORNATA: ANSIA

Peccato che le belle sensazioni dell’oceano siano sovrastate dallo stress che ci mette addosso lo skipper in questi giorni. Non lo fa apposta, ma purtroppo la sua presenza e il suo comportamento verso di noi stanno rovinando il mood.

In questo viaggio sembra che in lui governano l’ego, la fretta e le fisse.

Non vuole sapere i nostri pareri, mi dispiace, perché è una brava persona e anche se gli ho dato una seconda chance, essendo la seconda attraversata con lui, ora dopo una settimana, se potessi, scenderei subito.

Purtroppo non riesce a trasmetterci bella energia. Ogni manovra è stressante, anche le più semplici diventano impegnative, con urli di sottofondo e comunicazione difficile.

La cosa mi preoccupa anche perché, a questo punto, non so cosa possa succedere in caso di emergenza.

Alcune manovre che fa non le capiamo proprio, ma non ne vuol sapere.

Proverò a parlarci dopo, sperando di migliorare la situazione… perché altri 12 giorni così sono pesanti. Me la sono cercata.

Sono uno molto paziente, ma non voglio assorbirmi il suo stress, lo skipper in baca decide e si eseguono gli ordini. Ovviamente, essendo lui il capitano, noi ascoltiamo tutto giustamente, ma sarebbe bello che condividesse un po’ di più.

A volte sembra pensi che noi gli leggiamo nella mente, inizia a fare una manovra e dare ordini, e noi eseguiamo, a volte senza neanche sapere perché o cosa stiamo per fare.

La cosa che non capisco in assoluto è perché continuiamo a fare le manovre al gran lasco, tipo rollare il genoa o ridurre la randa. Oggi abbiamo rischiato di rompere una stecca per niente. Poi mi ha fatto capire che lo faceva per evitare di prendere le onde di prua, ma non so quale sia il male minore tra le due tattiche.

Purtroppo è un po’ il problema delle attraversate. Con gente che non si conosce non sai mai con chi dovrai convivere, bisogna essere elastici e consapevoli che momenti di tensione possono esserci .

Fortunatamente gli altri ragazzi sono molto tranquilli e alla mano.


Abbiamo il vento a 170 gradi ed è un po’ un problema, il genoa continua a sbattere e non riusciamo a sfruttare le vele a pieno. La rotta però è questa, non vorremmo allungare ancora.

Mi sento molto più leggero dopo aver condiviso le mie sensazioni con lo skipper, non c'è nulla da nascondere e propio per questo voglio essere sincero anche in queste righe.

È sempre un’ottima idea esternare ciò che si pensa, so che non è facile per lui gestire tutto, ma è giusto così sennò non sarebbe capitano in questo viaggio.

Questa notte ho il turno dalle 2 alle 4, ma aspetto ancora un po’ prima di andare a letto: voglio leggere qualche pagina per distrarmi. La consapevolezza che non puoi prendere un biglietto aereo e tornartene a casa domani mi fa sentire un po’ malinconico. La nostalgia si fa maggiore quando non hai scelta.

Intanto le raffiche di vento fischiano, l’acqua scorre e sbatte, mentre gli scafi continuano a scricchiolare per via delle torsioni tra le onde, sono sul divano interno, il genoa è ancora aperto, e lo strumento elettronico segna raffiche di 25 nodi e 8 di velocità.

Sono le 21:30 e questa notte passeremo un meridiano cambiando l’ora: la longitudine passerà da 29 a 30 gradi.


Oggi sono riuscito ad allenarmi un po’, diciamo 30 minuti, poi ho fatto la doccia con la pompa dell’acqua salata sul ponte; un gran freddo.

Un’altra giornata è passata, è stata abbastanza rilassante: vento sempre al lasco, genoa chiuso, si naviga lenti.


Ho "rotto" un altro tonno, ma il set up da pesca non va bene: per trainare a 7 nodi e tirar su senza neanche rallentare ci vuole davvero filo grosso e guanti. La canna da pesca , praticamente, è sprecata.

Anche questa sera, nel ridurre la randa prima della notte, la tensione non è mancata. Purtroppo, per mala comunicazione e fretta, facciamo veramente fatica a coordinarci tra noi e lo skipper, che si fa prendere dall’agitazione urlandoci dietro comandi a raffica. È brutto e assurdo che se prima ero il primo a presentarmi per fare una manovra, adesso spero sempre di non esserci o evito di proporre cambiamenti. Ormai il mood tra noi e lo skipper è questo.

Domani voglio buttar giù un piano nero su bianco con i vari step che dobbiamo eseguire, sperando di coordinare meglio tutti e limitare al massimo gli errori di comunicazione, senza soccombere agli ordini repentini. L’agitazione durante le manovre non aiuta. Mi dispiace vedere lo skipper in difficoltà, vorrei aiutarlo ma purtroppo il suo carattere lo rende veramente difficile.

Fare questo viaggio a sé, giusto per fare l’esperienza dell’attraversata, è stata una mia scelta, a volte penso ai ragazzi che stanno andando ai Caraibi per rimanere: almeno per loro c'è una destinazione che aggiunge senso al il viaggio stesso.

Vediamo alla fine cosa porterà in me questa esperienza, anche se in questi giorni le sensazioni non sono delle migliori.

Non volevo ritrovarmi a risolvere queste dinamiche tra le persone ma fa parte del gioco.

Pensandoci bene, un’attraversata è come vivere in un mini appartamento con persone estranee, 24 ore su 24, per 25 giorni consecutivi. Da molti punti di vista, questo mette più alla prova dell’impresa in sé.


ree


 
 
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